Gli impianti elettrici a norma in un’abitazione sono estremamente importanti, principalmente per la sicurezza di chi vi abita, ma anche per evitare annose questioni legali e burocratiche. Una verifica infatti di impianto non a norma potrebbe bloccare la vendita di una casa e si incorre nel rischio di sanzioni. Avere la casa a norma è un aspetto che bisogna sempre tenere sotto controllo, aggiornandosi su eventuali nuove disposizioni legislative e pianificando delle manutenzioni temporanee in maniera organizzata e programmata.
Per un impianto elettrico a norma, bisogna seguire alcune indicazioni contenute nella nostra CEI 64-8 aggiornata al 2011, la norma che governa questo tipo di realizzazioni.
Il consiglio principale è quello di rivolgersi ad una ditta specializzata che possa seguirvi passo passo ed assicurarvi una realizzazione a norma.
Scopriremo tutte le caratteristiche per avere un impianto perfetto e che possa garantire sicurezza agli abitanti.
LA POTENZA
Ogni abitazione richiede una certa fornitura che varia in base alla grandezza dell’appartamento. Fino a 75mq il valore minimo è di 3kW, per superfici superiori si passa a 6kW. La potenza viene richiesta all’azienda che fornisce il servizio, ma è il proprietario a dover conoscere gli obblighi di legge per la sua casa, ricordando che non è necessario poi impegnare tutti i kW, ma avere la predisposizione alle potenze impegnate. Se volete acquistare una casa già esistente verificate quest’aspetto, in modo tale da considerare anche questa spesa per essere pienamente in regola.
Gli impianti possono inoltre essere di tre livelli. Scegliere l’uno piuttosto che l’altro dipende dall’utilizzo dell’impianto e dalla natura dell’edificio:
- Livello 1: impianto base con tutti gli elementi essenziali per la sicurezza e l’efficienza. Ideale per chi ha una casa poco tecnologizzata e non ha particolari esigenze in merito ad elettrodomestici e strumenti elettronici;
- Livello 2: è consigliato a chi fa un uso degli impianti costante ed ha bisogno di dotazioni e componenti particolari nel proprio edificio;
- Livello 3: è l’impianto a più alta efficienza, pensato per chi deve gestire impianti innovativi che hanno funzioni domotiche. Particolarmente indicato nel controllo degli antifurti, degli impianti di sostegno carichi e per la gestione da remoto.
IL QUADRO ELETTRICO
Ogni impianto deve avere un quadro elettrico di controllo per l’intero impianto. Si tratta di un dispositivo collegato direttamente all’interruttore generale che calcola i consumi e serve per la gestione della corrente.
Il centralino dei nuovi impianti deve possedere un interruttore generale ed almeno due differenziali. Il quadro elettrico solitamente si trova in casa, con gli interruttori magnetotermici e l’interruttore “salvavita”. Il quadro elettrico rappresenta la parte centrale dell’impianto, ma non è l’unica poiché c’è bisogno innanzitutto della messa a terra e poi degli interruttori per il comando della luce e delle prese specifiche per collegare gli elettrodomestici.
Il centralino è ovviamente più ricco quando si istalla un sistema elettrico complesso, destinato a gestire anche altri impianti, come i sistemi antiintrusione, i cancelli automatici e gli impianti di climatizzazione.
I CIRCUITI e LE PRESE
I circuiti presenti in una casa sono generalmente di 3 tipologie: 16 Ampere per le prese, 10 Ampere per alimentare le luci e 12V per i circuiti di chiamata. Le prese vanno posizionate e 30cm dal pavimento per le stanze e a 110 cm dal pavimento in cucina ed in bagno, considerando che sono ambienti molto umidi e quindi potrebbero essere troppo vicine all’acqua.
In un impianto a norma un’altra caratteristica è quella dei cavi conduttori necessari per fase in corrente, per la messa a terra e per il neutro. È poi obbligatorio creare per ciascuna presa una barriera che eviti il contatto diretto con la parte elettrica e fissate con le apposite placche, collocare i cavi conduttori in apposite canaline o sotto traccia.
I COSTI
I costi di un impianto elettrico sono abbastanza uniformati. Ad ogni modo però consultate più aziende per avere un quadro più preciso e per farvi un’idea della media dei costi, della modalità di lavoro e vedere se fa al caso vostro. Facendo una valutazione generale possiamo dire che il totale di un impianto per un appartamento media va dai 3000 ai 3500 euro, iva esclusa.
Se il progetto rientra nei parametri di efficientamento energetico, potete usufruire delle agevolazioni fiscali previste dal bonus casa, confermato anche per il 2019, e che prevede degli sconti per chi realizza nella propria casa impianti che favoriscono il risparmio energetico e che siano collegati ad installazioni di domotica per le cosiddette case smart.
IL CERTIFICATO DI CONFORMITÁ
La certificazione dell’impianto elettrico è un documento obbligatorio rilasciato dall’azienda che esegue il lavoro. È una garanzia che sancisce il rispetto delle norme contenute nel decreto ministeriale 37/2008, valido sia per gli edifici privati sia per gli edifici pubblici.
Il documento è obbligatorio per qualsiasi impianto realizzato, anche relativo a cancelli, porte automatiche, impianti di climatizzazione, riscaldamento e gas, scale mobili, sistemi antincendio. Sono tutti lavori soggetti infatti alla creazione di impianti elettrici che devono necessariamente seguire le direttive in fatto di sicurezza.
Nel Decreto Legislativo del 19 maggio 2010 è stato rilasciato un modello utile per la redazione della certificazione e per la consegna dei dati corretti allo Sportello Unico dell’Edilizia nel comune in cui è stato realizzato il lavoro.
Il documento deve contenere:
- i dati dell’impianto, l’intestazione di chi ha eseguito l’installazione
- i dati di chi ha commissionato il lavoro, i materiali usati e la collocazione dell’impianto.
Oltre alla compilazione di questo documento, il committente deve allegare:
- il progetto dei lavori
- il documento che conferma l’iscrizione alla Camera di Commercio della ditta che li ha eseguiti.
Una volta compilato e corredato da tutti gli allegati, il certificato va redatto in triplice copia e consegnato all’ufficio di competenza timbrato e firmato sia dal rappresentante legale dell’azienda sia dal committente.
La certificazione va consegnata sia per gli immobili in vendita sia per quelli in affitto.
Se l’impianto viene realizzato tra l’entrata in vigore della normativa del 2008 e la legge 46/90 del 1990, non è obbligatorio il certificato, basterà avere il certificato rilasciato all’epoca o una dichiarazione di rispondenza contenente la descrizione dell’impianto.
